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Generazioni che hanno scelto di restare, in un altopiano che insegna a respirare.
Qui, la terra racconta chi siamo, e ogni passo segue il ritmo della natura.
Tutto comincia negli anni ’50, quando Alfio, veterinario dell’ASP di Messina, acquista con sua moglie Benedetta il Feudo Aragona, in zona Caronia.
Inizia così una lunga storia d’amore con la terra. Un progetto familiare, etico, fatto di sudore, pascoli recintati a mano e una visione semplice: vivere in armonia con ciò che ci circonda.
Le terre del Feudo sono vaste, selvagge, talvolta ostili. Nei primi anni l’azienda resta sobria, rurale, legata al ritmo delle stagioni e delle persone che la vivono. Alfio segue con passione l’allevamento, difendendo razze locali in via di estinzione, mentre Benedetta, con intelligenza pratica e visione concreta, gestendo ogni risorsa con equilibrio. La foto lo mostra nel cuore della sua azienda: un uomo immerso nel paesaggio circonda che semina il futuro, senza fretta.
In questo scatto poetico, Alfio e Benedetta sono ritratti presso la Fontana dell’Angelo: un luogo simbolo, dove la vita rurale incontra la bellezza. L’acqua che scorre diventa metafora di tutto ciò che hanno costruito: un flusso continuo di valori, gesti semplici e autenticità. Il paesaggio che li circonda è quello stesso altopiano che oggi accoglie ospiti da tutto il mondo. E il loro spirito è ancora lì, in ogni muretto, in ogni albero, in ogni forma di silenzio.
Marianna, figlia di Alfio e Benedetta, ha raccolto l’eredità dei genitori con tenacia e visione. Insieme al fratello Paolo, ha custodito e consolidato l’identità dell’azienda, dando continuità alla filosofia originaria. La foto li ritrae insieme, fratelli legati da un patto familiare profondo, fatto di lavoro quotidiano, memoria e terra. È il volto di una generazione che ha saputo traghettare l’azienda verso il presente senza tradirne l’anima.
In questa immagine carica di significato, Marianna è ritratta con i suoi genitori, Alfio e Benedetta. È una testimonianza concreta del passaggio di valori e di saperi, non come eredità imposta, ma come naturale trasmissione tra chi ha vissuto la terra e chi ha deciso di rimanerle fedele. La foto parla senza parole: lo sguardo della figlia, il sostegno dei genitori, la forza discreta di chi coltiva senza clamore. La memoria qui non è nostalgia, è radice che nutre.
Un bambino che corre libero, accanto a un cane, verso la campagna che sarà la sua vita. È Luigi, in un frammento d’infanzia che sembra già annunciare il destino. Quelle stesse terre, un giorno, le avrebbe trovate abbandonate, senza acqua, senza recinzioni, senza nulla. Eppure, proprio da lì avrebbe fatto nascere tutto.
Con un’intuizione imprenditoriale rara – che né suo nonno né suo zio avevano avuto – Luigi non solo ha preso in mano ciò che c’era, ma l’ha trasformato: ha scavato pozzi, recintato poderi, selezionato razze, migliorato il patrimonio zootecnico, investendo ogni risorsa, ogni fine settimana, ogni giorno di ferie, ogni briciolo di energia. Le sue figlie lo hanno visto davvero solo durante il lockdown: prima, il suo tempo era tutto per la terra. Si alzava all’alba, andava in campagna, e solo dopo partiva per il lavoro.
Ha costruito con le sue mani e con la sua tenacia ciò che oggi si può toccare, vedere, ammirare. Ha creato le condizioni perché un progetto potesse esistere. Senza di lui, tutto questo non sarebbe mai accaduto. È stato lui ad aprire la strada, a dare forma a un sogno, prima ancora che esistesse.
E, come se non bastasse, è stato lui a trascinare anche Marinella, sua sorella, inizialmente restia, a credere in quel sogno, a farla innamorare profondamente di quelle terre e di quel progetto.
Oggi l’anima dell’azienda è nelle mani di Luigi e Marinella, fratello e sorella, uniti da una visione condivisa e da un legame profondo con queste colline.
Luigi, con una lunga esperienza nel settore zootecnico, ha guidato la trasformazione dell’allevamento: ha organizzato le recinzioni, recuperato i pascoli, migliorato la gestione delle razze autoctone e seguito ogni fase dell’alimentazione naturale.
Marinella, con una formazione e una carriera nel settore turistico, ha immaginato un’azienda aperta al mondo, progettando con cura chalet immersi nella natura, una piscina panoramica e un’area camper affacciata sulle Eolie, dove il tempo si dilata e il silenzio nutre.
Insieme, grazie ai fondi europei PSR Sicilia 2007–2014 e 2014–2020, hanno realizzato il salumificio, il caseificio e un punto vendita aziendale, dando vita a una filiera trasparente, radicata e completa.
Bontà della Terra è oggi il frutto della loro visione: un cerchio che si chiude nella natura, dove ogni passo – dall’allevamento all’accoglienza – torna alla terra, e ogni ospite entra in sintonia con ciò che conta davvero.
Sull’altopiano dei Nebrodi, alleviamo con orgoglio cinque razze autoctone:
Allevato allo stato semibrado nei boschi di faggio e quercia dell’altopiano, è una razza di taglia medio‑piccola, con mantello scuro e zoccoli robusti. Rustico, resistente e aperto al pascolo, è in grado di nutrirsi solo di ciò che trova nei boschi, come ghiande e bacche
Proveniente dai Monti Nebrodi, è una razza longeva e muscolosa (altezza al garrese tra 157 e 166 cm), dal mantello uniforme – baio, morello o scuro – e dall’indole docile e coraggiosa. Addestrato tanto per la sella quanto per il tiro leggero, è resistente a climi rigidi e perfetto per l’equitazione e il trekking in quota
Una tra le principali razze bovine autoctone siciliane. Di taglia media, con mantello rosso scuro spesso sfumato di nero, è rustica e si adatta al pascolo brado tutto l’anno. Nel ‘60 contava circa 25 000 capi, oggi ne restano circa 6 000, tutelata da progetti Slow Food e studi genici
Originaria dell’area etnea, è di taglia media (femmine ca. 50 kg, maschi 38 kg), con mantello grigio‑argentato, testa elegante e corna presenti in entrambi i sessi. Rustica e perfettamente adattata al brado, è ancora rara e protetta da registri ufficiali
Razze bovine locali di montagna, selezionate per la resistenza ai pascoli altitudinali. Questi bovini rustici supportano la conservazione genetica e mantengono vivo un importante patrimonio zootecnico delle aree interne.